(English version at the bottom of the Italian text)

Abbiamo avuto l’occasione, grazie ai ragazzi di Old Family Crew, di fare qualche domanda a Stefano Esposito, in occasione della sua tappa milanese in Spazio Toffetti programmata per il 28 Febbraio (Link all’evento): un botta e risposta in cui Stefano si racconta senza troppe mezze parole o ambiguità, parlando di un cocktail di vita personale e musicale davvero brillante.
Deciso, diretto al punto, ed efficace: un’intervista da leggere dall’inizio alla fine!

Come nasce, musicalmente parlando, Stefano Esposito? Qual è stata la scintilla che ha dato il via alla tua carriera?
Ho avuto la fortuna di essere cresciuto in una famiglia dove si ascolta tutt’oggi buona musica, mia madre mi ha tramandato tutto ciò che appartiene alla musica melodica; jazz, blues, folk, a lei devo il mio animo soul. Mio padre invece ha una formazione musicale totalmente diversa, se non opposta, è appassionato alla musica Rock ed è uno dei rigidi della generazione appartenente alla cosiddetta “musica politica”.

In fase adolescenziale ho inoltre ascoltato molta musica Hip-Hop, erano gli anni d’oro di Snoop Dog, 50 cent ed Eminem, mi iscrissi anche ad un corso per imparare a ballarlo, è tutt’oggi è un genere musicale che presenta una fondamentale comune con l’house music: il ritmo. Ed è proprio nei videoclip di questi artisti che iniziai a scoprire la figura del dj, una figura che destava un fascino in me indescrivibile, volevo capire cosa comportava muovere quel disco, e cosa fossero tutti quei tasti; volevo scoprire di più di quel mondo. Ecco, questa è stata la vera “scintilla” che ha dato il via a tutto, la “scintilla” che a soli 11 anni con molta naturalezza e ingenuità mi ha fatto dire: Mamma, Papà… voglio fare il Dj!

A 11 anni il primo approccio con il mondo del djing, a 17 l’inizio con le produzioni: come vivi il tuo status di producer a tutti gli effetti arrivando da un posto come Napoli, che è la terra della musica melodica per definizione? C’è in qualche modo un legame, una vena di quella tradizione in quello che fai?
Ho 22 anni e quando ripenso al mio percorso artistico mi compare il sorriso. Non avrei mai immaginato di mettere dischi non più solo nella mia città, ma anche in giro per l’Europa, o firmare dischi con case discografiche di qualità e fare uscite in vinile; è ancora tutto surreale. Il mio status di producer lo sto vivendo da circa un anno in modo più professionale, cercando di mettere il massimo in studio e di non far uscire dalle mie quattro mura cose “sbagliate”. Sono felice di essere nato a Napoli, musicalmente parlando è una città che può darti e che mi ha dato molto; Napoli per me non è solo “la terra della musica melodica”, Napoli è la terra della musica. Qui la musica la senti nel nostro dialetto, passeggiando nei vicoli del centro storico, nelle piazze e i larghi gremiti di artisti di strada. Non credo sia un caso che molti artisti napoletani abbiano fatto successo. Si; sono stato influenzato dalla musica melodica, cerco, per una scelta stilistica, al momento, di trattenerla; suono già la chitarra e a breve prenderò lezioni di piano, non escludo che le mie produzioni possano sempre più prendere una chiave anche melodica.
Ad oggi, Stefano Esposito, nella vita fuori dalla musica chi è?
Sono attratto da tutte le forme d’arte, frequento l’Accademia delle belle Arti di Napoli ed il prossimo luglio conseguirò il titolo di laurea in Scenografia. Sono una persona che nonostante le apparenze ama la semplicità, una persona che ha una forte sensibilità e percezione delle cose; sono il tipo di persona che in un gruppo cerca di mettere il sorriso. Mentre, nel tempo libero mi alleno molto, con chitarra alla mano, mi piace scrivere canzoni.Non esiste Stefano “al di fuori dalla musica”, la musica è parte integrante della mia vita, non posso immaginare ad una giornata senza di essa.

Capitolo Produzioni: ad oggi su quante release tue possiamo contare? Partendo da Acid Groove Ep hai fatto molta strada…
Ho fatto molta strada, è vero.. e ho ancora altri traguardi da voler raggiungere. Il mio stile ha assimilato molte altre influenze musicali dall’esordio di Acid Groove, riconosco un notevole cambiamento delle mie prime produzioni e mi stupisce ancora vedere e sentire che è ancora l’Ep favorito di chi mi segue. Attualmente conto 8 Vinili, e all’incirca una ventina di release in digitale tra Ep e remix.

Che significato ha per te produrre? È un richiamo naturale, un’esigenza, una risposta ad uno stimolo: come prende forma una nuova produzione?
Il significato è nella domanda stessa; “è un richiamo naturale, un’esigenza..” Iniziai a produrre per necessità, avevo l’esigenza di “dire la mia” con la cassa in quattro quarti. Ho sempre amato far ballare la gente e fino ad allora non era mia intenzione arrivare ad ottenere uscite discografiche, semplicemente non mi andava più di miscelare i soliti dischi, il mio intento era fare musica come variante del solito Djset e suonare le mie tracce nei club.

Parlando di te, ed escludendo i feedback esterni dei tuoi collegi più o meno blasonati e del pubblico, qual è la produzione che senti come più tua, che ti ha dato più soddisfazione finito il mixaggio?
Non sono in grado di scegliere la traccia che sento più mia, tutte sono figlie di un periodo, un momento, uno stato d’animo e cerco di riportare proprio questo mood nelle mie produzioni. Devo dire che proprio Acid Groove è quella che, oltre ai tanti feedback ricevuti, rappresenta al meglio il mio pensiero musicale. Di base, seppur col tempo mutato, il mio concept è creare una produzione che con pochi elementi riesca a far muovere la testa o a trasmettere un’emozione. Acid Groove è l’emblema di questo pensiero; predominante è il Groove e la Bassline, infine un semplice vocal-cut in loop che da movimento e calore.

Sappiamo che sei una delle promesse del panorama House italiano, ed ad aumentare l’attenzione su di te adesso c’è anche la firma con Madtech house Recod: Kerri Chandler è uno dei tuoi mostri sacri e fonte di ispirazione, com’è arrivare a produrre per l’etichetta di uno dei tuoi miti, nonché uno dei personaggi globalmente più importanti?
Mi fa piacere essere reputato tale, vi ringrazio molto. La traccia firmata per Madtech House Record è nata dopo un weekend a Oxford nello studio del produttore anglosassone Timmy P con il quale ho stretto un forte legame. Abbiamo un animo musicale molto simile e oltre alle release in uscita c’è in progetto di lavorare entro marzo a nuove tracce. Sono molto entusiasta di rilasciare questa traccia per l’etichetta del mio idolo, Kerri Chandler per me è la pietra miliare dell’ House Music; è inutile negare che la sua influenza abbia contaminato le mie produzioni, soprattutto per quanto riguarda la componente ritmica. Approfitto per ringraziare Kal Jhugroo, owner della “Underground Artists Agency”, manager di Timmy P, per averci messo in contatto con l’etichetta, è anche merito suo se tra i miei lavori comparirà il nome Madtech House.

Oltre che una fiorente carriera da Producer stai portando avanti anche una carriera da Dj: la musica che ami “regalare” alla pista è legata al tuo stile nel produrre o ti spingi anche verso altre sonorità? Quale “stile” preferisci quando sei in consolle?
Ho sicuramente una vaga idea sulla musica da scegliere per una serata ma devo ammettere che sono anni che non preparo la “selezione musicale”. Penso vivamente che il Dj e il Producer sono due lavori così vicini quanto lontani. Un buon DJ deve alienarsi, staccarsi da quello che sta facendo e con umiltà alzare lo sguardo, guardare la gente; il dancefloor. Il Dj set, per come lo vedo io, è un momento in cui si deve creare una sorta di feeling con il pubblico, cerco dal primo disco di far entrare la gente nel mio mood; non è facile, ma una volta fatto questo, si è a buon punto, hai l’attenzione dalla pista. La selezione è molto vicina al genere che produco, sono molto groovy, la scelta è “libera”, non mi pongo limiti; se voglio mixare, mantenendo un filo logico, un disco HipHop, Jazz, Funky, rallentare i bpm, stoppare la musica; lo faccio.

Quali sono i brani che non possono mancare nella tua “valigia”, quando la prepari per un dj set?
Ho un vecchio Bootleg in vinile, contenente una decina di vocal, che acquistai anni fa nel centro storico di Napoli; sulla label vi è una scritta in nero con un pennarello indelebile. E’ sempre nella mia borsa, è diventato una sorta di amuleto.
Tecnica ed attrezzature: c’è una corrente che rimane ancorata al concetto di Dj e vinile, un’altra che si apre e supporta l’evoluzione tecnologica e spesso ne fa largo uso. Tu a che parte ti senti più vicino?  Cosa ti piace avere in consolle quando suoni?  Cosa usi?
L’attrazione di cui parlavo prima verso la figura del DJ è sicuramente legata al vinile. A 13 anni iniziai a mixare musica esclusivamente in vinile; a quell’età quando non si ha un’indipendenza economica per cui la scelta musicale doveva essere più selettiva. Il vinile tutt’oggi per me conserva il suo fascino, è stupendo associare musica ai colori delle copertine, spolverarlo e metterlo sui giradischi, sono sensazioni che ti fa avere una percezione diversa della musica, la senti. Nonostante la mia dedizione verso il vinile al momento uso sia giradischi che CDJ’s, mi diverte usare loop e qualche effetto, sono sempre stato attratto dalle nuove cose e favorevole al progresso. In questo caso a breve cercherò di integrare qualche machine e appena avrò totale dimestichezza aggiungerò la parte melodica con una tastiera.

Questa intervista precede il tuo appuntamento con Milano, (prima volta a Milano?) quando sarai ospite di OFC in Spazio Toffetti: cosa ti aspetti, e cosa deve aspettarsi da te Milano?
Milano è una tappa importante, mi aspetto molto da una città che come Napoli, nel campo musicale può essere una grande vetrina. Sto preparando tracce inedite per questo evento e non vedo l’ora di vedere la reazione del pubblico. Al momento sono in contatto con gli organizzatori e altri addetti ai lavori di OFC, sono persone professionalmente valide e sono certo che sarà uno splendido party.

In Europa la musica elettronica è una realtà molto consolidata, ed i questi anni la scena del “club” sta maturando molto: club storici che continuano ad essere piccole capitali, nuovi club e nuove organizzazioni che nascono e danno nuova linfa vitale al settore, festival sempre più strutturati ed importanti. Qual è il club, il festival, del quale sogni di occupare un posto nel main stage, almeno una volta nella vita?
Non sono molto attratto dai festival e dalle grandi cose, di solito preferisco suonare nei club che creano quella sorta d’intimità con il pubblico. Una nuova realtà che al momento sto seguendo e per cui mi piacerebbe poter suonare sono i party Sankeys di Ibiza.

Stefano Esposito tra 10 anni: cosa vorresti leggere di te a 33 anni? Dove vorresti essere?
La vita è così imprevedibile, non posso escludere niente; non so dove potrò essere a 33 anni, vorrei solo continuare a fare musica, mi basta questo. Spero che la musica mi porti ovunque ma soprattutto dove si possa realizzare Il mio sogno, ovvero suonare oltre oceano.

 

Concludo io, indirettamente e da questa pagina per ringraziare Stefano Esposito, è stato un piacere.

Ciroga

 

 

• [ENGLISH VERSION]

We had the opportunity, with the aid of Old Family Crew, to ask some questions to Stefano Esposito, during his stay in Milan in Space Toffetti scheduled for February 28 (Link to the event. Stefano told  us himself without ambiguity, talking about personal life and music.

Firm, direct to the point, and effective: an interview to read until the end!

 

How Stefano Esposito is from the music point of view? What was the spark that ignited your career?

I grew up in a family dedicated to good music: my mother passed down to me  the passion for melodic music; jazz, blues, folk and soul. My father, conversely, is passionate about rock music and is one of the drives of the generation belonging to the so-called “political music”.

 

I also heard a lot of Hip-Hop during my teen age. It was the golden age of Snoop Dog, 50 Cent and Eminem. I enrolled in a course learn how to dance it too. It is still is a musical genre that has something in common with the house music: the rhythm. And it those videoclips I began to discover the figure of the DJ, a figure that fascinated me. I wanted to understand what it meant to move that record, and what were all those keys; I wanted to discover more of that world. This was the real “spark” that triggered me, the “spark” that at just 11, with naturalness and naivety, made me say: Mom, Dad … I want to be a dj!

 

 

At 11 I had the first approach with the world of DJing, at 17 I started the productions. How do you live your status as a producer, coming from a place like Naples, which is the land of the melodic music by definition? There is somehow a trace of that tradition in what you do?

I am 22 years old and when I think back to my artistic career I just smile. I didn’t expect to playing records not only in my city, but also around Europe, everything is still unreal! I’m trying  to be very professional, trying to do my best in the studio. I am happy to be born and raised in Naples, because is a city that can give you and that gave me a lot; Naples for me is not just “the land of the melodic music,” Naples is the land of music. Here you hear the music in our dialect, walking in the alleys of the old town, in the wide streets crowded with street performers. I do not think it’s a coincidence that many Neapolitan artists have reach success. I was influenced by the melodic music. I try, for a stylistic choice to retain it in my productions; I already play guitar and I’m gonna take piano lessons. I do not exclude that my productions can increasingly be “melodic”.

Who is Stefano Esposito right now?

I’m attracted to all forms of art, attending the Academy of Fine Arts in Naples and next July I’ll get the degree in scenography. I love simplicity despite appearances, I’m a person who has a strong sensitivity and perception of things; the type of person  who, in a group, tries everytime to smile. In the free time I do practice of guitar and I write songs. Stefano does not exis “outside of the music”, music is an integral part of my life, I cannot imagine a day without it.

 

 

to date on how many release do you have? After Acid Groove Ep you got in…

I definitely did, it is true .. and I still want to achieve other goals. My style has absorbed many other musical influences after Acid Groove, I recognize a remarkable change in my first productions and still amazes me to see and feel that it is still the favorite Ep of those who follow me! Currently I have 8 Vinyls, and approximately twenty digital release between Ep and remixes.

 

 

What does it mean for you to produce? It is a natural call, a need, a response to a stimulus: how does a new production born?

The answer is in the question itself; “Is a natural call, a need ..” I began to produce out of necessity, I had the need to “speak my mind” with the speaker in four quarters. I always loved to make people dance and until then it was not my intention to do releases, I just did not want more than the usual mix, my intent was to make music as a variant of the usual Djset and play my tracks in clubs .

 

 

Talking about you, and excluding the external feedback of your colleagues more or less noble and the public, which is the production that you feel more like you, the one that  gave you the most satisfying mixing?

I’m not able to choose the track that I feel mine the most…they all are daughters of a period, a time, a state of mind and I try to bring just that mood in my productions. I must say that their Acid Groove is the one that, due to the many feedback received, best represents my musical thought. Basic, albeit with changed time, my concept is to create a production that manages with few elements, to move heads or convey an emotion. Acid Groove is the symbol of this thought; the groove and the Bassline are predominant, finally, a simple-cut vocal looping give motion and heat.

 

We know you’re one of the promises of the Italian House scene, and now there is also the signature with Madtech house recod: Kerri Chandler is one of your sacred cows and a source of inspiration. How is to produce for the label of one of your myths, and one of the most important characters globally?

I’m glad to be considered so, thank you very much. The track signed to Record Madtech House came after a weekend in Oxford in the study of Anglo-Saxon producer Timmy P with whom I became friend with. We have a very similar style and in addition to the planned release we are gonna work on some new tracks starting from march. I am very excited to release this track for the label of my idol, Kerri Chandler for me is the cornerstone of the ‘House Music; his influence has contaminated my productions, especially the rhythmic component. I take this opportunity to thank Kal Jhugroo, owner of the “Underground Artists Agency,” manager Timmy of P, for putting us in contact with the record label.

 

 

In addition to a thriving career as a Producer you are also pursuing a career as a DJ: the music you love “give away” is related to your style in producing or do you explore other sounds? What is your “style” when you’re at the consolle?

I surely have a vague idea about the music to choose for a night but I have to admit that it’s years since I do not prepare the “musical selection”. I believe strongly that the Dj and Producer are two jobs so close as far. A good DJ should alienate, break away from what he is doing and humbly look up, look at the people, at the dancefloor. The DJ set is a time when you have to create a kind of feeling with the audience, I try from the first disc to carry people in my mood; it’s not easy, but once this is done, it is a good point, you have the attention of the people. The selection is very close to the genre that I produce, I am very groovy, the choice is “free”, I do not limit myself; if I want to mix, maintaining a logical thread, put a  HipHop song, Jazz, Funky, slow down bpm, stop the music; I do.

 

 

What are the songs that can not miss in your “suitcase” for a DJ set?

I have an old Bootleg vinyl containing a dozen vocal, which I bought years ago in the historic center of Naples; on the label there is an inscription in black with a permanent marker. It ‘s always in my bag, it became a kind of amulet.

Equipment: there is a current that remains anchored to the concept of DJ and vinyl, another that opens and supports the technological evolution and often makes extensive use. What part do you feel closest to? What do you like to have in console when you play? What do you use?

The attraction of which I spoke earlier on to the figure of the DJ is definitely related to the vinyl. At 13 I started to mix music exclusively on vinyl; at that age when you do not have economic independence for which the choice of music was to be more selective. The vinyl still retains its charm for me, is gorgeous to associate music with the colors of the covers, dust it and put it on the turntable, I feel like I have a different perception of the music, you feel it. Despite my dedication to the vinyl, I currently use both turntables or CDJ’s, I enjoy using loops and some effect, I have always been attracted to new things and conducive to progress. In this case I will try to incorporate some short-machine and implement the melody with a keyboard.

 

This interview is done before your appointment with Milan. You’ll be guest of OFC at Toffetti Space: What do you expect, and what Milano should expect from you?

Milan is an important step, it’s a big city that can be a great showcase. I am preparing new tracks for this event and I cannot wait to see the reaction of the public. We currently are in contact with the organizers and other insiders of OFC. They are professionally valid and I am sure it will be a wonderful party.

 

In Europe, electronic music is actually very established, and during the past years the scene of the “club” has maturated very much: historic clubs that continue to be small capital, new clubs and new organizations that are born and give new life to the this sector, festivals increasingly structured and important. What is the club, the festival you dream to occupy a place in the main stage, at least once in your life?

I’m not very attracted by the festivals or the big events, I usually prefer playing in clubs that create that sort of intimacy with the audience. A new reality that I am following and I’d like to play at is  the party Sankeys in Ibiza.

 

Stefano Esposito in 10 years: what would you see yourself at33? Where would you be?

Life is so unpredictable, I cannot rule anything out; I do not know where I will be at 33, I would just keep making music. I hope that the music will take me everywhere but especially where I can realize my dream: to play overseas.

 

(un ringraziamento a Francesco Nunzio Buccheri per la Traduzione)